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Wild-
strawberries
“ C’era un tempo in cui prato, bosco e ruscello,
la terra e ogni essere a me noto,
sembravano ornati da una luce celestiale,
la gloria e la freschezza di un sogno;
non è più com’era prima.
Mi giro ovunque posso, di giorno o di notte,
le cose che ho visto ora non posso più vederle.
(...) ma c’è un albero, di molti, uno,
un singolo campo che osserva dall’alto,
entrambi parlano di qualcosa che è passato:
la viola del pensiero ai miei piedi
ripete lo stesso racconto:
dov’è scappato il barlume visionario?
dove sono ora, la gloria e il sogno?
(...) ma se la radiosa luce che una volta
tanto brillava negli sguardi è tolta,
se niente può far che si rinnovi all'erba il suo splendore
e che riviva il fiore,
della sorte funesta non ci dorremo
ma ancor più saldo in petto
godrem di quel che resta... "
William Wordsworth - Ode all'immortalità

Cosa lega un essere umano ad un luogo? Quanto questo luogo può influenzare chi sono? È possibile riportare in vita un tempo finito? Sto cercando ciò che rimane di allora. Colleziono metonimie di un passato irripetibile. Cerco di fissare le persone che hanno reso quel tempo e questo posto perfetti, fragole selvagge che crescono in una terra atroce e bellissima.
Quando penso a questo lungo progetto personale, mi viene sempre in mente un sonetto di Wordsworth:
“...se niente può far si che si rinnovi
all’erba il suo splendore e che riviva il fiore;
della sorte funesta noi non ci dorremmo,
ma ancor più saldi in petto godrem di quel che resta...”
What connects a human being to a place? How much can a place influence who I am? Is it possible to bring to life an ended time? I’m looking today for what remains. I collect metonymies of an unrepeatable past. I’m trying to pin down the people who make this time and place perfect, wild strawberries growing in a terrible and beautiful land.
When I think of this personal and long-term project, I always remind a Wordsworth’s sonnet:
“…Though nothing can bring back the hour
Of splendour in the grass, of glory in the flower;
We will grieve not, rather find
Strength in what remains behind…”
© Federica Cocciro 2020-21